Ricorda: gli Essenzialisti non rifiutano solo una volta ogni tanto. Il no rientra nel loro repertorio abituale. Per dirlo regolarmente e con gentilezza, quindi, è utile avere una varietà di risposte a cui attingere all’occorrenza.
Di seguito ne trovi otto tratte dal libro Essentialism di Greg McKeown.
- La pausa imbarazzata. Invece di farti controllare dal timore di un silenzio imbarazzato, controllalo tu. Fallo diventare uno strumento. Quando ricevi una richiesta (questa strategia, ovviamente, funziona solo “dal vivo”), fa’ una breve pausa. Conta fino a tre prima di emettere la sentenza. Oppure, se vuoi osare un po’ di più, aspetta che sia l’altra persona a parlare.
- Il no morbido (o il “no, ma”). La posta elettronica è anche un buon modo per iniziare ad allenarsi a dire “no, ma”, perché ti offre l’opportunità di riformulare più volte il rifiuto per renderlo il più garbato possibile. Inoltre, molti trovano che la distanza della comunicazione via e-mail riduca l’imbarazzo.
- “Controllo l’agenda e ti faccio sapere”. Greg McKeown racconta che una manager che conosceva era disturbata dagli altri di continuo. Tipica Non-Essenzialista, era competente, in gamba e incapace di dire no, e di conseguenza presto diventò il punto di riferimento in ufficio. La gente correva da lei chiedendo: “Puoi aiutarmi con il progetto X?”. E lei, decisa a fare il proprio dovere, accettava. In breve tempo, però, non riuscì più a sopportare il peso di tutte le incombenze. Le cose cambiarono quando imparò a usare una nuova frase: “Controllo l’agenda e ti faccio sapere”. Questo le dava il tempo di fermarsi a riflettere e, alla fine, rispondere che purtroppo non poteva. Riuscì così a riprendere il controllo delle proprie decisioni, invece di sentirsi obbligata a dire subito di sì.
- Usa la risposta automatica. Ricevere una risposta automatica da qualcuno che è in viaggio o fuori ufficio è normale. Si tratta davvero del no più socialmente accettabile che esista. La persona, in questo caso, non sta dicendo che non vuole rispondere al tuo messaggio, ma soltanto che per un certo periodo di tempo non può mettersi in contatto con te.
- Di’: “Sì. A cosa dovrei dare meno priorità?”. Per molte persone dire no a un superiore è quasi impensabile, persino ridicolo. Tuttavia, se accettare comprometterà la capacità di dare il massimo nel proprio lavoro, rifiutare diventa un dovere. In questo caso non è solo ragionevole, è essenziale. Un modo efficace per farlo è ricordare ai tuoi superiori cosa dovresti trascurare se li accontentassi, e costringerli ad affrontare l’inevitabilità di un compromesso. Se per esempio il capo ti chiede di fare X, puoi rispondere: “Sì, sarò felice di dare la priorità a X. Quale altro progetto dovrei far passare in secondo piano per potermi concentrare su questo?”. Oppure, puoi dire semplicemente: “Vorrei fare un ottimo lavoro, ma, visti gli altri impegni che ho, se accettassi anche questo non sarei in grado di svolgerlo al meglio”.
- Dillo con un sorriso. Usa le parole “Tu sei libero di fare X. Io sono disposto a…”. Per esempio: “Tu sei libero di prendere in prestito la mia macchina. Io sono disposto a darti le chiavi”. Con questo stai dicendo anche: “Non potrò accompagnarti”. In effetti, stai dicendo cosa non farai, ma ponendo l’accento su quello che sei disposto a fare. È un modo particolarmente utile per destreggiarsi di fronte a una richiesta che vorresti soddisfare, ma che non puoi accogliere in pieno. Questa formula mi piace soprattutto perché esprime rispetto per la capacità di scelta dell’altra persona, come per la propria. Ricorda a entrambe le parti quali opzioni hanno a disposizione.
- “Io non posso farlo, ma X potrebbe essere interessato”. È allettante pensare che il nostro contributo sia unico e inestimabile, ma spesso a chi ci chiede qualcosa non importa se siamo proprio noi ad aiutarlo, purché ottenga l’aiuto che cerca. Kay Krill, amministratore delegato della Ann, Inc., in passato aveva grandi difficoltà a declinare gli inviti mondani. Di conseguenza, si ritrovava a partecipare a eventi che non le interessavano. Andava alle feste aziendali e se ne pentiva non appena arrivata. Poi, un giorno, un suo mentore le disse che doveva imparare a escludere dalla sua vita le persone e le cose che non contavano, perché così avrebbe potuto dedicare il 100% delle energie a ciò che per lei aveva un significato. Quel consiglio fu una liberazione. Oggi Kay è libera di scegliere. Con la pratica, declinare cortesemente un invito è diventato facile. “Dico no con molta facilità” racconta “perché so cos’è importante per me. Vorrei soltanto aver imparato a farlo prima, nella vita”.
Dire no significa di per sé avere capacità di leadership. Non si tratta di un’abilità marginale. Solo che all’inizio ne abbiamo un’esperienza limitata. Siamo novellini del no. Poi impariamo un paio di tecniche di base. Facciamo errori e da questi traiamo una lezione. Sviluppiamo altre abilità. Continuiamo a fare pratica. Dopo un po’, abbiamo un intero repertorio a disposizione, e con il tempo acquisiamo la completa padronanza di una forma d’arte sociale. Siamo in grado di gestire quasi ogni richiesta, pressoché da parte di chiunque, con garbo e dignità.
Bibliografia:
– Essentialism di Greg McKeown
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